Depressione post partum: prevenire, riconoscere e curare

Uno dei periodi della vita a maggior rischio per le donne è rappresentato dalla gravidanza e dal post partum.
Il Dr. Giuliano Carlo Zanni, specializzato in Ginecologia e Ostetricia, sottolinea l’importanza di riconoscere questo momento delicato.
«Studi epidemiologici condotti in nazioni e culture diverse evidenziano che la depressione post partum colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neomamme ed esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª settimana dopo la nascita del figlio, con episodi che durano tipicamente da 2 a 6 mesi. La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono».

Il 70-80% delle puerpere sperimenta il cosiddetto ‘baby blues’ che consiste in una certa instabilità emotiva che colpisce la donna immediatamente dopo il parto e nei giorni ad esso successivi. Non si tratta di uno stato patologico e non vi è necessità di uno strutturato intervento terapeutico (farmacologico o psicoterapeutico), perché questo stato di disagio tende a rientrare spontaneamente in tempi brevi (circa due settimane). ll 10-15% delle puerpere va invece incontro ad un vero e proprio stato depressivo che non tende a scomparire spontaneamente come il ‘baby blues’; delle madri non trattate il 50% risultano ancora depresse dopo 6 mesi e il 25% ancora dopo 1 anno.

«Poiché è scientificamente comprovato che la depressione è un disturbo prevenibile, diventa estremamente importante implementare azioni integrate fra diversi settori e a diversi livelli per favorire l’inclusione sociale e garantire il coinvolgimento dell’intera comunità» afferma il Dr. Zanni. «La depressione post partum, se non riconosciuta e trattata, interferisce con le abilità della donna di instaurare un interscambio di comportamenti e di emozioni con il suo bambino e con l’attaccamento, capaci di prevenire le conseguenze negative a lungo termine sullo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo del bambino».

Nonostante l’elevata frequenza dei contatti con operatori sanitari (ostetriche, infermieri, puericultrici, pediatri) sia prima che dopo il parto, raramente il disturbo è riconosciuto né viene offerto un trattamento.

«È importante riuscire a individuare le donne a rischio di sviluppare depressione post partum già in occasione della prima visita o nell’immediato post partum» sottolinea il dr. Zanni. «Solitamente, diagnosi e interventi terapeutici precoci e strutturati risultano efficaci e ben accettati da chi si trova in una situazione di malessere».